La Shell chiede ed ottiene, dal Ministero dell’Ambiente, la compatibilità ambientale dei due progetti d 73 F.R. e D.74 F.R. di ricerca di petrolio nel mar Ionio.
I progetti della Shell si aggiungono a quello della Enel Longanesi autorizzato con decreto emesso nel mese di luglio scorso e, quindi, arriviamo in pochi mesi, a ben tre istanze che hanno ottenuto il riconoscimento di compatibilità ambientale.
“E’ giunto il momento di rivedere – scrive l’associazione Mediterraneo No Triv in una nota – per chi ha voluto credere in un dialogo con le istituzioni consegnando una sorta di delega in bianco al Governo Regionale, dovrà fare necessariamente ammenda dei propri errori.
Tre progetti di ricerca di petrolio in un mare chiuso come quello del Golfo di Taranto possono provocare ripercussioni economiche e ambientali sulle popolazioni delle tre regioni direttamente interessate: Puglia, Basilicata e Calabria. Molti pensano che i movimenti no triv sono per il no a prescindere oppure affetti dalla patologia “no nimby”. Eppure le questioni analizzate sono diverse.
Ad esempio, l’associazione Mediterraneo no triv ha sottoposto all’attenzione di tutti gli organi interessati, la questione delle navi dei veleni affondate nei nostri mari. Abbiamo sollecitato diverse interrogazioni parlamentari evidenziando la potenziale pericolosità di ricerche di petrolio con il metodo dell’air-guns in mari che non sono stati previamente bonificati dalle “carrette dei veleni”. I sindaci lucani in questi mesi, sono stati ripetutamente sollecitati a dare impulso e supporto all’invito che le associazioni no triv hanno rivolto all’Anci. Eppure il dato di indubbio rilievo è il silenzio totale.
Si impone, a questo punto, uno scatto di orgoglio da parte proprio di quei sindaci che costituiscono oggi, la voce diretta dei cittadini, espressioni delle attese e delle aspettative di un’intera popolazione.
I sindaci lucani devono poter chiedere e pretendere, con delegazioni compatte e preparate, di far sentire la propria voce presso i Ministeri dell’ambiente e dello Sviluppo Economico.
In effetti, le proposte referendarie, su iniziativa del Coordinamento no triv e delle tante associazioni ambientaliste, hanno trovato supporto e sostegno da diversi governi regionali, ma non possono e non devono costituire per i sindaci, alibi per sottrarsi ad un impegno attivo e fattivo che deve continuare nelle more dell’esito referendario.
Ma anche i cittadini devono giocare un ruolo attivo. Questa è una battaglia che non si può e non si deve delegare mentre altri restano sempre in posizione di comoda “critica postuma”.