Sono ormai più di cento, tra capi adulti, agnellini e caprettini, gli ovicaprini deceduti nell’azienda gestita dai fratelli Giuseppe e Pietro Panio di Pisticci, seriamente danneggiata dal pauroso incendio che, poco più di due mesi fa, distrusse circa 900 ettari di rimboschimento, pineta e pascoli trasformando Pisticci in una sorta di perenne cartolina uggiosa.
Le fiamme propagatesi dai Panio a causa degli aghi di pino infuocati trasportati dal vento, tra le altre cose distrussero anche le due tettoie in lamiera dei capannoni che ospitavano la provvista per l’inverno di fieno e foraggio destinata agli oltre 400 capi allevati dai Pietro e Giuseppe, danneggiando altresì anche numerose attrezzature agricole, oltre agli ulivi ed ai pascoli, praticamente andati del tutto in fumo.
Oggi, la situazione non è migliorata, anzi: con l’inverno che inizia a bussare alle porte, potrebbe certamente peggiorare, specie se nessuna istituzione interverrà, come è accaduto sin qui nonostante gli inviti, fatti anche dal presidente di Altragricoltura, Gianni Fabbris.
“Già nel 2008 – ricorda Giuseppe, il minore dei fratelli Panio – ci fu un incendio devastante e nulla è stato fatto, anche sotto forma di prevenzione.
L’incendio di fine agosto, poi, ha peggiorato le cose e per noi la situazione è diventata insostenibile: gli animali, malnutriti e senza latte, continuano a morire e solo pochi amici e colleghi riescono, di tanto in tanto, ad aiutarci fornendoci fieno e cibo per i nostri animali.
Purtroppo, tenendo conto che dal 2008 non percepiamo i fondi di cui all’articolo 68 e che il prezzo del latte ed il mercato dei lattanti sono rimasti fermi agli anni ’80, siamo costretti a chiedere prestiti alle banche che, però, non ci fanno più credito”.
Una situazione senza uscita, dunque, per risolvere od, almeno alleviare la quale, i Panio tornano a chiedere un atto di solidarietà alle istituzioni perchè, dopo l’incendio di agosto, “non abbiamo pi˘ líautonomia per mantenere in vita líazienda>>. L’arrivo dell’inverno, di certo non aiuta.
“Con il freddo e le piogge, gli animali saranno costretti a rimanere chiusi.
Non avendo più le scorte di fieno moriranno di fame, mentre la mancanza della paglia farà venire meno quel calore necessario per impedirgli di morire di freddo>>.
In pratica, si rischia l’azzeramento dell’allevamento: “In tal caso – ha concluso Giuseppe Panio – andrebbero in fumo oltre dieci anni di lavoro e sacrifici”.
Piero Miolla