“Pur dando merito alla Regione di avere messo al centro dell’agenda politica la Valbasento, area in forte e perenne crisi, Confapi Matera mette in guardia dal pericolo di un’ennesima falsa partenza.
Non siamo – dichiara in una nota Confapi – pregiudizialmente contrari alla chimica verde, su cui la Regione ha deciso di puntare, ma non crediamo che la soluzione passi ancora una volta dalla grande impresa, che su questo territorio ha fallito e ha inquinato.
Inoltre, anche a voler prescindere dall’esperienza negativa della chimica nel passato, perché puntare solo su tale settore e non allargare invece la prospettiva a settori con tecnologie avanzate e che, avendo un maggiore valore aggiunto, possono essere competitivi per più tempo sui mercati?
La diversificazione dei settori evita i rischi dovuti al crollo di un singolo settore per cause ascrivibili a contingenze internazionali ed alla globalizzazione dei sistemi produttivi.
Noi siamo per tutelare un sano e vivace tessuto di imprese locali esistenti, le uniche che hanno dimostrato in tanti anni, nonostante le crisi, attaccamento al territorio, tanto da resistere ai cicli economici negativi.
Occorre dare dunque servizi alle imprese locali, più che rendere attrattiva un’area per svendere il territorio, come è stato fatto in passato, a chi aveva soltanto intenti speculativi.
I bandi regionali succedutisi hanno dimostrato che solo le imprese locali hanno un reale interesse ad investire stabilmente in Valbasento, scorrimento delle graduatorie permettendo.
Cosa che è stata possibile grazie ai ripescaggi dalle graduatorie della legge 488. Sbaglia chi vorrebbe risolvere il problema con trapianti che portano quasi sempre al rigetto, con innesti che non attecchiscono quasi mai.
L’attenzione verso il tessuto imprenditoriale autoctono coincide con il concetto di crescita graduale, cioè di uno sviluppo che si costruisce nel tempo ma che, proprio per questo, è più duraturo e dà occupazione certa e stabile.
Puntando di nuovo sulla grande imprese salvifica che viene da fuori, si corre il rischio di cominciare ogni volta daccapo, così come è sempre accaduto finora”.
Non siamo – dichiara in una nota Confapi – pregiudizialmente contrari alla chimica verde, su cui la Regione ha deciso di puntare, ma non crediamo che la soluzione passi ancora una volta dalla grande impresa, che su questo territorio ha fallito e ha inquinato.
Inoltre, anche a voler prescindere dall’esperienza negativa della chimica nel passato, perché puntare solo su tale settore e non allargare invece la prospettiva a settori con tecnologie avanzate e che, avendo un maggiore valore aggiunto, possono essere competitivi per più tempo sui mercati?
La diversificazione dei settori evita i rischi dovuti al crollo di un singolo settore per cause ascrivibili a contingenze internazionali ed alla globalizzazione dei sistemi produttivi.
Noi siamo per tutelare un sano e vivace tessuto di imprese locali esistenti, le uniche che hanno dimostrato in tanti anni, nonostante le crisi, attaccamento al territorio, tanto da resistere ai cicli economici negativi.
Occorre dare dunque servizi alle imprese locali, più che rendere attrattiva un’area per svendere il territorio, come è stato fatto in passato, a chi aveva soltanto intenti speculativi.
I bandi regionali succedutisi hanno dimostrato che solo le imprese locali hanno un reale interesse ad investire stabilmente in Valbasento, scorrimento delle graduatorie permettendo.
Cosa che è stata possibile grazie ai ripescaggi dalle graduatorie della legge 488. Sbaglia chi vorrebbe risolvere il problema con trapianti che portano quasi sempre al rigetto, con innesti che non attecchiscono quasi mai.
L’attenzione verso il tessuto imprenditoriale autoctono coincide con il concetto di crescita graduale, cioè di uno sviluppo che si costruisce nel tempo ma che, proprio per questo, è più duraturo e dà occupazione certa e stabile.
Puntando di nuovo sulla grande imprese salvifica che viene da fuori, si corre il rischio di cominciare ogni volta daccapo, così come è sempre accaduto finora”.