Non si fa attendere la risposta ufficiale del Comitato in Difesa dell’Ospedale di Tinchi al sindaco di Policoro, Rocco Leone che, alcuni giorni fa, aveva scritto una lettera aperta a diversi rappresentanti istituzionali, tra cui il ministro alla Salute Balduzzi, per chiedere nuovamente il trasferimento del reparto Dialisi dal nosocomio pisticcese a quello di Policoro.
Dopo diverse critiche espresse attraverso i social network, il Comitato ha inviato una lettera aperta, indirizzata a Leone e, per conoscenza, alle stesse istituzioni a cui il primo cittadino di Policoro aveva inviato la sua missiva.
“Pensiamo che quando si scrive una lettera – scrivono dal Comitato – occorrerebbe essere prudenti e, soprattutto, ben certi di quello che si scrive. A volte, sa, delle inesattezze anche inconsapevoli potrebbero addirittura non far raggiungere l’obbiettivo prefissato.
La prima di tali inesattezze è che la paziente nel reparto dialisi di Tinchi è deceduta DOPO la seduta di dialisi e non MENTRE effettuava la dialisi.
La seconda è “la donna è morta in quanto non sarebbe stato possibile rianimarla” come riferisce lei nella sua lettera.
E qui è stato attento, ha usato il condizionale.
Ma lei sapeva, o avrebbe dovuto sapere se avesse avuto l’accortezza di informarsi, che la signora, dopo l’arresto cardiaco è stata rianimata dall’equipe medica secondo le procedure che il caso prevedeva.
Sa dottore, lei sa bene che dopo un arresto cardiaco, i tempi di intervento sono molto ristretti.
Bisogna intervenire entro dieci minuti.
Ogni minuto che passa si abbassa del 10% la possibilità di cavarsela e, paradossalmente, il personale medico di un reparto dialisi collocato in una struttura dotata di Utic e rianimazione DEVE comunque intervenire anche se si è attivato il rianimatore che spesso può non essere immediatamente reperibile perché impegnato in un altro piano dell’edificio o che non risponde immediatamente al cellulare o è momentaneamente andato a soddisfare un suo bisogno fisiologico.
Certo, magari dopo che il paziente è morto in un reparto dove c’è anche la rianimazione, è facile dire e giustificarsi con “ma è intervenuto il rianimatore”.
“Lungi da me qualsiasi intento di strumentalizzazione di questa tragica vicenda che, anzi, mi vede solidale e partecipe al dolore che ha colpito la famiglia della signora residente nella vicina Scanzano Jonico” afferma nella sua lettera, ma non è sufficiente per dimostrare che lei non abbia deliberatamente voluto strumentalizzare la drammatica vicenda.
Perché lei è recidivo e ha già dimostrato di essere un populista campanilista (basta leggere http://www.pisticci.com/politica/3996-il-sindaco-leone-insiste-qdialisi-a-policoroq-e-intanto-trova-la-soluzione-anche-per-tinchi e le risposte dei lettori).
Nella sua lettera lei sente l’esigenza di ribadire troppe volte il concetto che la vicenda non è stata da lei strumentalizzata per meri scopi politici o campanilistici.
Lo ribadisce troppe volte, per essere credibile.
Perché lei è medico e sa che la rianimazione viene fatta comunque in reparto dialisi, Non a Tinchi!
In tutta Italia!
E la struttura di Tinchi è eccellentemente adeguata sia per il personale medico sia per l’attrezzatura in dotazione.
A Tinchi ci sono corsi di rianimazione cardiopolmonare per i nefrologi e infermieri in caso di emergenze cardiologiche nei pazienti in dialisi, ma pratici, non teorici!
O lei, signor Sindaco vuole insinuare che a Tinchi non ci sono le professionalità necessarie nel reparto dialisi??
Lei dovrebbe sapere, da medico, che in Italia oltre il 60% dei centri dialisi è gestito in convenzione dai privati con la sola presenza del nefrologo e del personale infermieristico, senza un reparto di rianimazione.
Lei dovrebbe sapere da medico che a Potenza, nostro capoluogo di regione, c’è un centro privato di dialisi accreditato e non c’è la rianimazione.
Lei da medico dovrebbe sapere che nella vicina Taranto ci sono due centri dialisi.
Il centro Santissimi Medici con 102 pazienti e il Diaverum con 60.
E non c’è la rianimazione.
Lei dovrebbe sapere che da quando a Tinchi c’è la dialisi, in tanti anni sono avvenuti 4 decessi di pazienti dializzati NESSUNO DEI QUALI collegato alle cure ricevute o alla seduta di dialisi o alla presunta mancanza della rianimazione.
Se fossimo stati campanilisti come lei ha dimostrato di essere paleremmo, ma non lo facciamo, delle decine di decessi molto anomali, dovuti alla disorganizzazione e al pressapochismo che questa comporta, registrati nel nosocomio del comune che lei amministra.
A Tinchi tanti morti non li abbiamo mai avuti.
Sia chiaro non è rivolto a lei, ce ne guarderemmo bene e non ci permetteremmo neanche di pensarlo perché comunque vogliamo credere nella sua buona fede (anche se ci riesce molto difficile), ma se noi fossimo medico e sindaco e avessimo scritto una lettera come la sua, se avessimo scritto una lettera come la sua dopo la disgrazia che ha colpito la donna a Tinchi, ci sentiremmo indegni come sindaco, medico e uomo”.
Tinchi, 5 settembre 2012
Il Comitato Difesa Ospedale di Tinchi