È stata ribattezzata “La Terra” l’operazione del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Matera che ha portato alla luce una truffa ai danni dell’Ismea, l’ente pubblico che provvede a concedere specifiche agevolazioni finanziarie trentennali, finalizzate al primo insediamento in agricoltura, a giovani imprenditori che non abbiano superato il 40° anno d’età, consentendo, sostanzialmente, agli indagati di ottenere finanziamenti agevolati non dovuti in almeno 5 pratiche di primo insediamento giovanile ISMEA per un ammontare complessivo di circa 6 milioni di euro.
Una sesta pratica, comportante un finanziamento di 900.000,00 euro circa, non è stata portata a compimento a causa di un errore di carattere contabile.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Matera e allargatasi alle province di Potenza, Taranto, Caserta, Roma, Milano e Torino con l’azione di oltre cento uomini della Guardia di Finanza, ha portato all’arresto ai domiciliari di undici persone mentre altre 22 sono indagate con le accuse di aver commesso, a vario titolo, reati contro la pubblica amministrazione e il patrimonio.
La Guardia di Finanza ha inoltre proceduto al sequestro di beni per un valore complessivo di 8,2 milioni di euro.
Di seguito il comunicato stampa della Guardia di Finanza di Matera:
E’ stata condotta, sotto la direzione e il coordinamento della Procura della Repubblica di Matera, una articolata attività di indagine nel settore degli illeciti in materia di spesa pubblica da parte del Nucleo di Polizia Economico – Finanziario della Guardia di Finanza di Matera. Le investigazioni hanno consentito di rilevare plurime anomalie nelle procedure attuate da una serie di imprenditori agricoli e non della provincia di Matera nei confronti dell’Ente pubblico economico ISMEA che provvede a concedere specifiche agevolazioni finanziarie trentennali, finalizzate al primo insediamento in agricoltura, a giovani imprenditori che non abbiano superato il 40° anno d’età.
Chi è l’Ismea (Istituto di Servizi per il mercato Agricolo Alimentare)? E’ un ente pubblico economico istituito con l’accorpamento dell’Istituto per Studi, Ricerche e Informazioni sul mercato agricolo e della Cassa per la Formazione della Proprietà Contadina, con D. L. vo 29/10/1999 n. 419, concernente il “riordinamento del sistema degli enti pubblici nazionali” e, per ultimo, con l’accorpamento dell’istituto sviluppo agroalimentare (ISA) S. p. a. e la società gestione fondi per l’agroalimentare (SGFA) s. r. l. con Legge 28/12/2015 n. 208.
Nell’ambito delle sue funzioni istituzionali l’ISMEA realizza servizi informativi, assicurativi e finanziari e costituisce forme di garanzia creditizia e finanziaria per le imprese agricole e le loro forme associate, al fine di favorire l’informazione e la trasparenza dei mercati, agevolare il rapporto con il sistema bancario e assicurativo, favorire la competitività aziendale e ridurre i rischi inerenti alle attività produttive e di mercato.
L’ISMEA affianca le Regioni nelle attività di riordino fondiario, attraverso la formazione e l’ampliamento della proprietà agricola e favorisce il ricambio generazionale in agricoltura in base ad uno specifico regime di aiuto approvato dalla Commissione Europea.
Nello svolgimento delle sue attività istituzionali, l’ISMEA opera solo ed esclusivamente per mezzo dei propri funzionari e dirigenti ed in virtù del relativo potere di rappresentanza organica. In nessun caso e ad alcun titolo l’ISMEA si avvale di intermediari esterni.
Relativamente a tale ultimo aspetto, l’ISMEA ha predisposto uno specifico regime di aiuto denominato “agevolazioni per l’insediamento di giovani in agricoltura”, che prevede l’erogazione di un premio in conto interessi nell’ambito di interventi fondiari riservati a coloro che si insediano nelle aziende nel ruolo di capo ed in presenza di determinati requisiti (età, esercizio dell’attività agricola, cittadinanza, residenza, possesso di adeguate capacità e competenze professionali, insediamento aziendale entro tre mesi dalla data di comunicazione dell’ammissione alle agevolazioni).
Gli incentivi sono applicati su tutto il territorio nazionale e possono essere richiesti sia nel caso di una ditta individuale (un giovane agricoltore) e sia nel caso di società di persone, di capitali o cooperative, anche a scopo consortile (con maggioranza assoluta e numerica e delle quote di partecipazione dei soci).
I fatti e le situazioni ipotizzati nei capi di accusa sono esclusivamente riferibili all’aspetto innanzi indicato.
In particolare, nel corso delle indagini, anche tecniche, è emersa l’esistenza di sodalizio criminoso, composto da cinque soggetti (promosso, organizzato e diretto da due di questi) con lo scopo di vanificare, a proprio illecito vantaggio, le positive finalità della legge sull’imprenditorialità giovanile in agricoltura attraverso la commissione di diverse e numerose tipologie di reato.
In sostanza il “pactum sceleris” era preordinato:
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a monetizzare i terreni dei venditori, normalmente privi di una appetibilità commerciale e con una sopravvalutazione degli stessi, pur restando gli immobili nella disponibilità diretta/indiretta dei venditori/offerenti mediante l’intestazione fittizia a terzi acquirenti utilizzati come “teste di legno” aventi, solo formalmente, i requisiti per accedere alle agevolazioni finanziarie, (solitamente braccianti agricoli sottoccupati presso le stesse aziende riconducibili agli autori delle truffe, giovani disoccupati o occupati in altri settori (di solito privi di qualsivoglia conoscenza o competenza in materia agricola) o società fittizie create “ad hoc”).
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a non provvedere al pagamento delle rate di restituzione del finanziamento ricevuto da ISMEA, con conseguente perdita delle relative risorse erogate, nell’inerzia da parte dello stesso ente pubblico erogante che non provvedeva ad attivare azioni recuperatorie ovvero risolutive dei contratti stipulati con patto di riservato dominio.
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ad attuare il collaudato sistema con la complicità di funzionari pubblici infedeli appartenenti agli stessi Enti deputati ai preliminari accertamenti dei requisiti, alla valutazione degli immobili offerti ed alla successiva erogazione dei fondi pubblici;
consentendo, sostanzialmente, agli indagati di ottenere finanziamenti agevolati non dovuti in almeno 5 pratiche di primo insediamento giovanile ISMEA per un ammontare complessivo di circa 6 milioni di euro.
Una sesta pratica, comportante un finanziamento di 900.000,00 euro circa, non veniva portata a compimento a causa di un errore di carattere contabile commesso dai partecipi al suddetto sodalizio che omettevano di allegare alla stessa la “certificazione bancaria attestante il debito residuo del mutuo per il quale era stata accesa ipoteca volontaria”.
Si riporta, in maniera schematica, il sistema di frode attuato:
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il proprietario di un compendio composto da terreni e fabbricati veniva individuato al fine di richiedergli la cessione della proprietà degli stessi, di dubbia commerciabilità, ad un giovane soggetto, anche in veste di legale rappresentante di società (prestanome fittizio), che, esclusivamente sulla carta, si proponeva di insediarsi in agricoltura usufruendo dello specifico regime di aiuto;
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il proprietario ed il potenziale acquirente, supportati dal medesimo tecnico/agronomo, presentavano congiuntamente ad ISMEA apposita domanda nella quale il primo dava la disponibilità alla vendita e il secondo, ad insediarsi in agricoltura prospettando un progetto agricolo connotato da una pluralità di migliorie, in termini sia fondiari che di produttività, così da rendere credibile la redditività dell’intervento;
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una volta conclusa favorevolmente l’istruttoria da parte di ISMEA, anche grazie alla compiacenza di funzionario infedele che avallava sia una stima non congrua del compendio che la sostenibilità economica del progetto, il prefato Ente pubblico acquistava il compendio medesimo liquidando il valore stimato al venditore e contestualmente lo rivendeva, con patto di riservato dominio, al giovane che si era proposto di intraprendere l’attività agricola con l’obbligo da parte di quest’ultimo di restituire in trent’anni il prezzo pagato da ISMEA;
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il giovane imprenditore fittizio, talvolta prestanome del venditore ed in altro caso prestanome di professionista, gestore occulto di un affare prettamente finanziario, non provvedeva a condurre il compendio agricolo né, tantomeno, a pagare le rate di ammortamento del mutuo agrario contratto con l’ISMEA, consentendo la continuazione della gestione agli organizzatori della truffa.
Tutto quanto sopra è stato reso possibile anche perché ISMEA, dopo aver compravenduto il compendio, rimaneva inattivo nelle verifiche sulla realizzazione del piano di investimento prospettato in sede di domanda di aiuto, ma soprattutto non avviava alcuna azione nei confronti del “prestanome” resosi moroso nel pagamento delle rate di ammortamento del mutuo agrario. Fattispecie sicuramente anomala se si considera che la normativa regolante tale particolare regime di aiuto prescrive la risoluzione di diritto dell’atto di compravendita, ai sensi anche dell’art. 1456 c.c., qualora l’obbligato non avesse versato le prime 2 rate del prezzo pattuito.
I cardini del processo delittuoso erano costituiti da un infedele funzionario ISMEA e da un imprenditore agricolo-zootecnico di Montescaglioso, il primo con la funzione di calibrare i progetti agricoli presentati mediante l’aggiustamento di parametri creati “ad hoc” e di sostenerli presso ISMEA, il secondo con quella di procacciatore d’affari con il precipuo compito di individuare i soggetti interessati alla vendita dei terreni e gli acquirenti fittizi. Il tutto con la collaborazione di due tecnici agronomi di fiducia del Funzionario Ismea e di un impiegato della Regione Basilicata deputato a convalidare i valori di stima e l’attendibilità del progetto. All’esito delle attività di indagine la Procura ha ritenuto esistente un grave quadro indiziario nei confronti di 22 persone tra cui anche un libero professionista di Matera resosi parte attiva attraverso la moglie (socia maggioritaria e legale rappresentante di una società creata “ad hoc”) di un acquisto simulato rientrante nelle ipotesi contestate al fine di lucrare circa 280.000 dall’operazione illecita, nonché nei confronti di cinque imprese ai sensi della normativa sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni.
Il Giudice delle indagini preliminari, sulla base delle richieste avanzate dall’ Ufficio Inquirente, ha ritenuto la gravità delle fonti di prova prospettate, disponendo la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di 11 persone e il sequestro preventivo di oltre 4,5 milioni di euro agli indagati, nonché il sequestro preventivo dei beni relativi a 5 aziende, ai sensi della normativa dettata dal D. L. vo 08/06/2001 n. 231, per un valore di circa 3,7 milioni di euro per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa nei confronti dello Stato, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, riciclaggio, autoriciclaggio, ricettazione, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, favoreggiamento personale, emissione di fatture per operazioni inesistenti.