Tornano a Tursi, per questa seconda edizione, le maschere di Carnuuer e Curemma riprendendo così il filo di una tradizione la cui durata, interrotta probabilmente negli anni ’60, è di oltre un cinquantennio, il che li rende già patrimonio “storico” della comunità locale.
Storia d’altri tempi, presente in diverse località del Sud ma, sotto mentite spoglie, anche in aree particolari del nord-italia. È probabile che nonostante l’assenza di collegamenti veloci la quotidianità delle comunità locali si trasferiva da un posto all’altro. Possiamo immaginare, perché solo questo possiamo fare, che genti giunte nel florido areale jonico da altre parti d’Italia abbiano lasciato traccia delle loro usanze poi riproposte e adattate al luogo oppure potrebbe essere il contrario.
Non esistono, per quanto si voglia ricercare, certificati di primogenitura. Tra l’altro il bello delle tradizioni popolari è la loro capacità di muoversi in modo libero e da essere adottate, con le naturali varianti, in qualsiasi paese.
L’iniziativa, anche per quest’anno, è stata promossa da Rabite Bus, azienda che ha fatto della riscoperta e valorizzazione delle tradizioni locali e della sensibilizzazione sui temi ambientali la propria mission, coinvolgendo nelle innumerevoli iniziative realizzate in questi anni scuole e comunità locale.
Per l’edizione 2018 sono circa 50 gli allestimenti (arricchiti dal colore delle arance) con fantocci realizzati utilizzando materiali (intelligentemente riciclati) destinati alla distruzione e con il coinvolgimento di oltre 100 volontari.
Sono posizionati sia nella centrale via Roma e soprattutto nei suggestivi angoli del centro storico ad iniziare del Petto e, risalendo, sino alla chiesa di San Filippo, proseguendo poi per quella di San Michele e, superando A’ Pitrizz per terminare in Rabatana. Su questo percorso i fantocci del carnevale tursitano “ripopolano” parti dell’antico paese che vive da tempo situazioni di abbandono.
“Si tratta -spiega Carmela Rabite- di riprendere la tradizione dal basso, riscoprendo la creatività e la manualità tipica del mondo popolare, sia cittadino che contadino, e coinvolgendo come nel nostro caso anziani e nuove generazioni ma soprattutto intere famiglie”.
Il personaggio di Carnuuer è immaginato come nullafacente oppure, considerando i tempi che viviamo, “precario” in tutto (anche nei sogni) mentre la sua compagna Curemma (anch’essa, di riflesso, “precaria”) vive la propria dimensione casalinga con un pensiero fisso che domina la sua mente: Dov’è Carnuuer e, soprattutto, cosa sta facendo?. Entrambi vengono rappresentati come persone diventate, nel volgere di pochi anni, anziani.
Il primo per trascorrere il tempo (in assenza di lavoro retribuito ed in attesa di un trattamento pensionistico minimo) davanti ai bar (un tempo nelle cantine) e la seconda, giunta l’ora del pranzo o della cena (frugale) in giro a cercarlo per riportarselo a casa. Maschere di un tempo lontano e perfettamente adattabili ai tempi che viviamo che resteranno esposte sino al 13 febbraio, martedì grasso e fine del Carnevale 2018.
Un viaggio a Tursi può risultare quanto mai interessante e così, incontrando Carnuuer e Curemma si può rivivere il passato di una comunità.
Per questo ci si può rivolgere alla Rabite Bus (segreteria@rabite.it – Tel 0835.533012)