Riceviamo e pubblichiamo la Lettera aperta di una cittadina italiana alle Istituzioni competenti.
“Sono sempre stata educata dai miei genitori al rispetto delle regole e al dibattere in modo pacifico ogni mio pensiero ma arriva un momento in cui l’unico modo per avere un vero riscontro e delle risposte certe è quello di mettere nero su bianco la verità in modo che nessuno debba più vivere questo calvario proprio come stiamo facendo noi in questo momento.
Comincerò con ordine.
Mia madre, oltre ad essere un soggetto con una malattia autoimmune, è un insegnante della scuola primaria di Policoro che, come definito dallo Stato Italiano e dal Presidente della Regione Basilicata, avrebbe dovuto ricevere la prima dose vaccinale il 28 Marzo 2021, come da calendario concordato. Nonostante le sue patologie che la porterebbero ad essere tutelata come fragile le viene comunicato di recarsi ugualmente al centro vaccinale di Matera dove verrà però rimandata subito indietro per incompatibilità con il vaccino AstraZeneca (allora ancora somministrato). In tale sede le viene richiesto inoltre di lasciare agli addetti la propria email in modo da essere ricontattata all’arrivo delle dosi del vaccino Pfizer quello che, secondo i medici, non dovrebbe inficiare con il suo stato di salute. Da quel momento tutto tace così come le innumerevoli chiamate all’ASP e all’ASM che, inutile dire, non hanno ricevuto risposta. In tutto questo, mia madre ha dovuto fronteggiare senza vaccino e senza una campagna di screening l’apertura della scuola e tutto ciò che essa comporta. Una cittadina fragile, ligia e con la passione nel suo lavoro come può proteggere la sua salute solo con una mascherina? perché non deve essere tutelato il suo diritto alla salute e al lavoro?
Non finisce qui però. Mio padre è un poliziotto penitenziario che svolge servizio ormai da 30 anni nella Casa Circondariale di Melfi. Da due settimane a questa parte, il carcere si è trasformato in una vera e propria bomba ad orologeria dove basta tagliare un filo sbagliato per saltare in aria da un momento all’altro. Oltre 50 positivi al covid tra detenuti e agenti. Una situazione un po’ diversa dalla prima ma che purtroppo porta allo stesso triste finale. Anche mio padre avrebbe diritto a ricevere il vaccino, in quanto facente parte delle forze dell’ordine, eppure solo la metà del personale ha ricevuto la prima dose lasciando scoperti alcuni agenti. Nonostante questo i casi all’interno del carcere continuavano e continuano ad aumentare e le sollecitazioni nel continuare le somministrazioni del vaccino sono state tutte vane così come le innumerevoli richieste al Prefetto di Potenza che non ha fatto che confermare le decisioni di sospendere la somministrazione del vaccino alle forze dell’ordine, procedendo in base all’età anagrafica. Mio padre ha contratto il virus all’interno del carcere e anche noi viviamo quest’incubo insieme a lui in questi giorni.
Com’è possibile non essere salvaguardati sul proprio posto di lavoro o perlomeno avere il diritto di lavorare in modo sereno?
Mi sono spesso pentita di aver parlato ma mai di aver taciuto e non lo farò neanche questa volta. Non è possibile che nessuno parli e che gli enormi crateri della Sanità lucana non vengano a galla in un sistema che continua a fingere che vada tutto bene. La Costituzione italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e della collettività in un paese in cui nulla di questo viene rispettato. Il mio è un urlo per tutti quelli che non sono stati tutelati e che non verranno tutelati in futuro: non ci dovrebbero essere fragili “invisibili” e non bisognerebbe mai elemosinare un diritto che ci appartiene dalla nascita, quello di vivere in modo dignitoso.”
Maria Pia Lourdes Paladino, Figlia di un agente di polizia penitenziaria e di un’insegnante