“Il fermo, disposto dalla giunta regionale di Basilicata, del Centro Oli ENI di Viggiano suscita contemporaneamente sollievo e preoccupazione”.
E’ il commento, in una nota, del Wwf Italia.
“Sollievo – prosegue la nota – perché sembra che la Regione Basilicata, dopo una controversa gestione, negli anni passati, di situazioni di allarme legate alle attività petrolifere, sul Centro Oli abbia scelto un nuovo approccio che ha portato a provvedimenti, in qualche modo, clamorosi.
Preoccupazione perché non è dato sapere con precisione nella storia petrolifera degli impianti lucani, attivi ormai da decenni, quanti episodi di analoga o anche maggiore gravità, sotto l’aspetto dell’inquinamento, si siano verificati, senza che ci fossero provvedimenti per bloccare i danni all’ambiente e alla salute.
I dubbi, sollevati da oltre vent’anni, sulla questione del petrolio in Basilicata e sul conseguente impatto forte e invasivo sul territorio, purtroppo hanno travato conferma. È sbagliato, infatti, vedere tutta la serie di incidenti e di allarmi che si sono susseguiti in questi vent’anni come se ognuno di essi fosse dovuto al caso o ad accadimenti fortuiti. La verità è che l’attività petrolifera è di tale peso sull’ambiente che è impossibile evitare che vi siano conseguenze, al netto delle rassicurazioni che vengono, di volta in volta, garantite.
Il WWF chiede piena chiarezza: sotto tutti gli aspetti ambientali e tecnici e, nel caso fossero riscontrati reati, anche giudiziari. Una ripresa delle attività del Centro Oli senza la certezza che queste possano continuare nel pieno rispetto della salute e dell’ambiente è semplicemente impensabile.
Il WWF, d’altro canto, sta intervenendo puntualmente per contrastare l’allargamento delle attività petrolifere, ad esempio presentando proprie osservazioni nei procedimenti di VIA riguardanti i permessi La Cerasa, Monte Cavallo e Pignola e il pozzo Gorgoglione 3. Ora è arrivato il momento di scelte strategiche per affrontare definitivamente la questione: si abbandonino definitivamente ipotesi di ulteriori ricerche ed estrazioni in territorio lucano e si inizi a predisporre, di concerto con le popolazioni coinvolte, una Exit Strategy dalle attività petrolifere in atto creando nel più breve tempo possibile un’alternativa anche economica ed occupazionale”.